sabato 19 aprile 2008

Aprilia vuole entrare nel club dei comuni solari

Stando a quanto leggo sul Messaggero di oggi, i consiglieri Di Cesare e Venditti hanno presentato una mozione (votata all'unanimità dal Consiglio) che impegna il Comune a redigere un nuovo regolamento edilizio che renda obbligatorio per tutti i palazzi e le case di nuova costruzione l'installazione di pannelli solari per la produzione di acqua calda.

Finalmente! Era ora che qualcuno si svegliasse! Mi dispiace solo che l'abbiano fatto con qualche decina d'anni di ritardo e solo dopo che io avevo buttato lì la proposta durante il mio intervento alla riunione dei comitati Turbogas del 4 Aprile.

Sono ovviamente convinta che si tratti solo di una sfortunata coincidenza e che la mozione fosse in fieri da diverso tempo.

Certo, mi chiedo in che paese la stessero scrivendo, visto che in loro assenza negli ultimi dieci anni ad Aprilia si è costruito di tutto e di più senza che nessuno sentisse non dico il dovere ma almeno l'opportunità di sollevare una proposta che, se è parsa ovvia a me, per un verde come Di Cesare avrebbe dovuto essere lapalissiana!

Comunque, bando alle ciance. Non importa da chi venga: una buona proposta rimane una buona proposta e merita di essere sostenuta. Aspetto di vedere cosa c'è scritto esattamente nella mozione e come la si metterà in pratica.

Registro però, anche a mia futura memoria, che le bastonate ogni tanto servono!

Cominciamo bene

A quanto pare vogliono ripresentare il decreto antiblog.

Si vede che facciamo più paura di quanto pensiamo.

Il 25 aprile tutti in piazza a firmare per i referendum.

lunedì 14 aprile 2008

Risultati definitivi

UAOH!!!!

Risultati definitivi Aprilia:
Camera 1577
Senato 1518

Posso solo dire è una VITTORIA!

L'IdV ad Aprilia alle elezioni 2006 aveva il 2,5% a queste votazioni ha preso il 4,05%.

Considerando che io non ho mai fatto politica e che il nostro gruppo politico ha lavorato in un solo mese per ottenere un risultato del genere non posso che dire è una VITTORIA!

Ringrazio tutti coloro che hanno votato l'IdV e che ci stanno dando fiducia.

Dobbiamo fare i complimenti a Berlusconi perchè ha vinto ma mi piacerebbe fargli sapere che la sua politica di disprezzo nei confronti di Di Pietro non ha funzionato, anzi a livello nazionale è stato il partito che è cresciuto di più insieme alla Lega.

Penso che il segnale sia forte per dire a tutti gli italiani che hanno votato Di Pietro di continuare a dargli fiducia e di convincere altri ad aggregarsi con noi!!!! ;-)

Sono felicissima. Sono stremata dallo stress di queste ultime settimane e domani mattina potrò abbracciare i miei due cuccioli e dir loro che la fatica e il fatto di non averli visti è servito a qualcosa.

Grazie a tutti.

"Domani è un altro giorno"... è un'alba di un nuovo giorno, fatto di speranze, di sogni e di progetti.

venerdì 11 aprile 2008

La fine dell'inizio






Siamo arrivati alla fine. Stasera si chiude! Un ultimo giro in città con l'IDV-CAR e poi via a nanna.


E' stato eccitante, stancante, emozionante... ma soprattutto è stato folgorante e illuminante.
Ho un miliardo di pensieri che mi passano per il cervello...
Ho ascoltato la gente, ed è importante ascoltare chi ha qualcosa da dire. Ho parlato con la gente.
Ho spiegato che è importante oggi andare a votare.
Perchè non siamo un numero come ci vogliono far credere, siamo noi la linfa di questo paese, troppo spesso ce ne dimentichiamo, perchè c'è qualcuno che ci ripete in continuazione che non contiamo niente. MA NON E' COSI'!
Io vorrei poter promettere qualcosa ma non posso. Posso solo ripetere che CREDO fermamente nel partito che ho deciso di rappresentare, e non ci sono polemiche, accuse, ingiurie che mi faranno cambiare idea. Il nostro paese oggi ha bisogno di regole, di giustizia, di cose certe, e non sono le false promesse, i falsi slogan, che potranno darcele. Andiamo tutti a votare, e votiamo tutti per l'Italia dei Valori.
Io sono sicura di aver fatto molto in questo mese, molto c'è ancora da fare, e chi pensa che MARIA CELANO lunedì sera finita la campagna elettorale sarà un nome da dimenticare ha sbagliato di grosso.
Sono stata in mezzo alla gente ed ho detto loro che questa era la prima pietra che avrei posato nella città di Aprilia. Da martedì inizierà il cammino dell'Italia dei Valori ad Aprilia, un cammino fatto di incontri, di convegni, di chiacchiere, di progetti ma soprattutto di fatti!
Ringrazio tutti coloro che mi hanno sostenuto, che mi hanno aiutato in questo mese, che continueranno anche dopo a sostenerci, ringrazio chi ci voterà perchè crede in Di Pietro, e ancora di più chi ci voterà perchè crede in me!!!
Parlate con gli altri, convincete chi è scettico e dice che i politici sono tutti uguali. Io dimostrerò che non è così. Ma le battaglie si portano avanti insieme. Io posso dire a voi elettori che io credo in quello che faccio e voi potete dimostrare che volete dare una svolta a questo paese votandomi!

lunedì 7 aprile 2008

Atti Convegno (Parte 2) - Prof. Sacco

Proseguo la pubblicazione degli interventi del convegno su internet. Di seguito l'intervento del prof. Sacco


sabato 5 aprile 2008

Atti convegno (Parte 1) - Mio intervento

Comincio la pubblicazione degli atti del convegno "Dalla condivisione delle ideologie alla condivisione delle idee".

Inizio con il mio intervento di apertura. Di seguito il testo dell'intervento.



Il nostro è un paese veramente strano.

Da una parte abbiamo un personaggio che riceve lettere da Hu Jintao (il presidente cinese) perché (cito testualmente): “Ritengo di grande importanza che i leader che influenzano l’opinione pubblica, come voi siete, conoscano la verità sul Tibet”.[1]

Dall’altra, lo stesso personaggio viene sistematicamente ignorato da televisioni e giornali. Nonostante ciò, le sue opinioni rimbalzano di bocca in bocca e le sue iniziative portano in piazza centinaia di migliaia di persone in tutta Italia. Il tutto scrivendo una paginetta al giorno su internet!

Dall’altra parte del mondo, guardando alle voci di spesa dei due candidati alle primarie presidenziali americane, si scopre [2] che Obama ha investito praticamente tutto nella promozione “online”, coinvolgendo i suoi supporter per “creare” la sua campagna. La Clinton, di converso, ha speso praticamente tutto per promuovere la sua immagine “offline”, alla vecchia maniera. Il risultato è che i due corrono praticamente testa a testa, ma Obama ha speso un terzo della Clinton. Tra parentesi: entrambi hanno raggranellato diversi milioni di dollari grazie alle donazioni tramite internet.

Ho un po’ banalizzato, ovviamente, ma è lì, ormai sotto gli occhi di tutti. Internet, la rete, il suo popolo stanno irrompendo nella comunicazione (anche in quella politica) e ne stanno cambiando gli schemi.

Una volta, i giornalisti intervistavano, poi mediavano, interpretavano e infine raccontavano. Poi, la televisione ha eliminato un paio di passaggi, ma non è che sia cambiato gran che. Oggi, le interviste i candidati le fanno online, rispondendo in diretta alle domande di quelli che io definisco gli “interspettatori”. Gente che non si limita a guardare, ma che si documenta, fa domande, esige risposte e poi quelle risposte le analizza e ne discute l’autorevolezza e la fondatezza… nel proprio blog! Con altri “blogger”!

C’è però un'altra faccia della medaglia. Siamo uno dei paesi con la più bassa percentuale di famiglie con una connessione a banda larga. Peggio di noi solo Malta, il Portogallo e tutta l’Europa dell’Est[3].

Non è un mistero che da noi interi paesi (tra i più belli del nostro territorio, per lo più adagiati tra le nostre montagne ma alle volte anche alle porte di grandi città) non sono e non saranno mai serviti dall’ADSL perché sarebbe “antieconomico” per l’operatore che dovrebbe servirli.

Mi sono allora chiesta se i cittadini che vivono lì non fossero in qualche modo discriminati. Perché internet oggi non significa solo “blog”, ma anche accesso ad informazioni che altrimenti non si potrebbero avere. In altre parole, oggi l’accesso ad internet è fondamentale per una vera “partecipazione democratica” dei cittadini. Negare quell’accesso è negare la democrazia.

E’ di questi giorni la notizia che Milano ha vinto la gara per ospitare l’Expo 2015. Si aspettano centinaia di migliaia di visitatori al giorno. Molti di loro verranno da paesi dove è normalissimo sedersi su una panchina in un parco, aprire il proprio palmare, connettersi ad internet e scaricare la posta, inviare foto, aggiornare il proprio blog. Saremo in grado di garantirgli la stessa esperienza? Con le attuali leggi no: saranno prima costretti a registrarsi, fornendo copia di un documento di identità. Sempre se riusciranno a trovare un HotSpot disposto a farsi carico di tutte le procedure burocratiche necessarie e dei costi ad esse correlati.

La rete oggi è sotto attacco, dipinta spesso come covo di “pedoterroristi” che sbavano dietro la tastiera in attesa dei nostri poveri bambini. E quindi bisogna rendere l’accesso il più problematico possibile.

Cito testualmente[4] da un’ANSA del 12 marzo: Anoressia, bulimia, reati a sfondo sessuale, pedopornografia e adescamento online sono solo alcuni dei rischi in cui possono imbattersi i minori navigando in rete.

La soluzione proposta non è però un rafforzamento degli organi investigativi e delle pene, o una migliore educazione all’uso del mezzo, o una maggiore vigilanza da parte dei genitori ma (cito ancora testualmente): una legge che permetta l’accesso ad internet solo grazie ad una licenza.

Non voglio qui negare che i “pericoli” dipinti esistano. Esistono però, anzi principalmente, al di fuori della rete. E continuare a vedere solo gli aspetti negativi della rete tralasciandone gli effetti benefici in termini di conoscenza, interrelazione, cooperazione, crescita e arricchimento personale sarebbe come sostenere che Picasso non è un artista solo perché i suoi quadri non ci piacciono.

Proposte come quella citata sono indicative di una deriva censoria che non è degna di un paese democratico. Al contrario, bisogna rendere l’accesso il più facile possibile, così da far crescere la conoscenza e la consapevolezza di ciascuno di noi.

Oggi il nostro paese ha tanti problemi, alcuni dei quali così stringenti da richiedere che ogni sforzo sia indirizzato alla loro soluzione. A mio avviso, però, non possiamo permetterci di trascurare il futuro del nostro paese. Se è vero, come è vero, che siamo ormai entrati nella “società della conoscenza”, se economisti, sociologi ed opinionisti cominciano a parlare di “economia della felicità”, allora parte di quegli sforzi dovrà essere indirizzata a far si che quella conoscenza possa crescere.

E per raggiungere questo obiettivo, è necessario cominciare a pianificare adesso le infrastrutture che occorrono, tenendo presente che ormai viviamo in un mondo che non è più diviso in compartimenti stagni: ogni azione, ogni intervento, causa effetti che si propagano in tutta la società.

Ad esempio, se oggi si decidesse di investire in un’infrastruttura di rete che porti la fibra ottica nelle nostre case (in tutte le case), si metterebbero in gioco un paio di decine di miliardi di euro, con una ricaduta benefica in termini di occupazione. Un po’ come quando, ai tempi del boom, si costruì l’Autostrada del Sole.

Una volta che l’infrastruttura fosse pronta, si potrebbe aumentare la quota di gente che lavora da casa, eliminando parte del traffico pendolare casa/lavoro/casa con effetti benefici sull’ambiente, sulla qualità della vita e sul portafogli delle persone. Per non dire che, secondo alcuni[5], avere tutte le case cablate permetterebbe un risparmio energetico pari a quello che si otterrebbe costruendo qualche centrale nucleare.

Avere le scuole cablate potrebbe permettere agli studenti l’accesso ai libri di testo direttamente dal loro banco in formato elettronico. Oltre che a tutta una serie di informazioni e conoscenze che a molti di loro oggi sono precluse. Di nuovo un risparmio (concreto) per le famiglie. Nonché un miglioramento (spero) della qualità dell’insegnamento.

Con una tale infrastruttura le nostre aziende potrebbero scambiarsi informazioni in modo più efficace, aumentando quella produttività che tanti economisti oggi mettono come pre-requisito per un aumento dei salari. E lo Stato potrebbe risparmiare sui costi migliorando l’efficienza e snellendo la burocrazia.

Non parliamo dei nostri paesini che potrebbero mettersi online e farsi pubblicità magari attirando turisti che altrimenti non li avrebbero mai conosciuti.

Di esempi come questi se ne potrebbero fare tantissimi.

Il problema che si pone è: chi dovrebbe fare questi investimenti? La Telecom? Con quali soldi? E se fosse, i suoi concorrenti avrebbero diritto ad usare poi quelle strutture o potrebbe operare in regime di monopolio? E internet deve essere libera oppure censurata?

Le risposte a queste domande non sono ovviamente semplici. E non ho la presunzione di credere che saranno date oggi. Quello che so è che noi politici non possiamo più permetterci di ignorare le domande. Altri paesi se le stanno ponendo da molto più tempo di noi e alcuni hanno già dato le risposte. Per rimanere ai nostri vicini, la Francia vuole portare la fibra al 100% dei suoi cittadini entro i prossimi tre anni perché, per dirla come Jacques Attali[6] “Un paese che non promuove l’accesso a internet è condannato al declino. Esattamente come chi qualche anno fa non ha intuito la portata dell’invenzione del telefono”.

Per parlare di tutto questo ho invitato qui oggi i nostri ospiti.

Il Dott. Stefano Quintarelli è un nome noto a chi frequenta la rete. Esperto delle dinamiche sociali legate alla rete, che ha contribuito a portare in Italia, è anche uno dei fondatori di wikidemocracy, esperimento che si propone di avvicinare gli elettori alla stesura dei programmi dei partiti.

Il Prof. Francesco Sacco dell’Università dell’Insurbria, Varese e della Bocconi di Milano, insegna “Strategie e Politiche Aziendali” e “Management Consulting”.

L’On. Stefano Pedica è capolista al Senato nel Lazio per l’Italia dei Valori, nonché coordinatore regionale del partito.

Sono personaggi abituati a confrontarsi con nomi altisonanti dell’industria, delle istituzioni e dell’economia. Per questo sono loro estremamente grata per aver accettato l’invito di un’illustre sconosciuta e di essere venuti fin qui, ai confini dell’impero, per questo incontro.

Un tram chiamato desiderio

In Spagna perfino i comuni hanno un Piano Strategico Tecnologico 2008-2011 (via Mantellini). Da noi, invece i tram sono fatti per attaccarcisi.

Ieri è stata una giornata intensa. Prima il convegno con Quintarelli e Sacco (due persone stupende, che non smetterò mai di ringraziare per la disponibilità dimostrata), poi la riunione dei comitati contro la turbogas (di cui parlerò in un altro post). A sera ero stremata!

Registro l'assenza dei giornalisti (prevista! Si parlava di internet...) ma registro, purtroppo, anche l'assenza delle tante associazioni giovanil/culturali. Peccato, perché hanno perso un'occasione per parlare di nuove tecnologie, del futuro e soprattutto la possibilità di confrontarsi con due persone veramente preparate.

Nonostante questo filo di delusione io continuerò la battaglia che ho cominciato per portare una ventata di rinnovamento vero nel modo di fare politica nel nostro paese.

Nei prossimi giorni metteremo on line i video degli interventi, così che anche chi non è intervenuto possa farsi un'opinione in merito.

giovedì 3 aprile 2008

2 Aprile 2008

Della giornata di ieri voglio registrare un paio di cose che mi hanno colpito.

1) Le immagini del telegiornale della contestazione di Ferrara a Bologna. Indegne di un paese civile. Non ho le parole di Miriam Mafai, ma per quello che conta Ferrara ha anche tutta la mia solidarietà;

2) Guardando la tribuna elettorale su Raidue ho scoperto che da qualche parte, ben nascosti, ci sono ancora dei giornalisti che sanno fare il loro mestiere e sono capaci di fare un contraddittorio serrato. Escono solo quando ci sono i leader di formazioni minori, ma ci sono e già questa è una consolazione.

martedì 1 aprile 2008

Dilettante allo sbaraglio?

Mi si domanderà se io sia principe o legislatore per scrivere di politica. Rispondo di no e che appunto per questo ne scrivo. Se io fossi principe o legislatore non perderei il mio tempo a dire ciò che bisogna fare; lo farei, o starei zitto.

Queste parole (l’incipit de “Il Contratto Sociale” di Rousseau) mi sono tornate in mente leggendo il pezzo di Lonoce sull’ultimo Giornale del Lazio, nel quale vagheggia i bei tempi andati in cui i politici venivano cresciuti a manifestazioni e ciclostile, prima di “meritarsi” il diritto ad uno scranno in parlamento.

Che bei tempi! Davvero. Tempi in cui i politici “di professione” stavano zitti e facevano. Facevano i debiti che oggi tocca a noi pagare!

Il sig. Lonoce si chiede se sia davvero il caso di affidare la gestione dello Stato a dei “dilettanti della politica”, contrapposti ai “professionisti della politica” ossia gente “preparata, svezzata, e adusa ai regolamenti consiliari (istruzione di una delibera, risposta ad una interrogazione)”. Perché, dice, in fondo il lavoro di un parlamentare consiste in (a) valutare il governo e (b) fare le leggi, dove per “fare” credo intenda “scrivere” le leggi. Quindi questo delicato lavoro è meglio lasciarlo fare a chi conosce il gergo, così come è meglio lasciar fare il dentista a chi ha studiato per farlo.

Adesso mi è tutto più chiaro! Ora capisco perché, pur possedendo una buona cultura ed un discreto grado di istruzione, non riesco a leggere un articolo di legge senza farmi venire il mal di testa. Il fatto è che mia madre nel pane ci metteva la marmellata invece dei ciclostile!

Però, sig. Lonoce, mi faccia capire: se le leggi sono scritte per essere osservate dal popolo, non dovrebbero anche essere scritte in un linguaggio che il popolo possa capire? E se il lavoro di un politico consiste nello scrivere le leggi, non sarebbe meglio se costui parlasse il linguaggio del popolo invece di un linguaggio iniziatico? Per estensione, allora, non sarebbe meglio che costui appartenesse al popolo e ne condividesse i problemi invece di innalzarsi sopra quella pila di ciclostile che ha prodotto nei suoi lunghi anni di apprendistato?

Io credo che fare politica sia qualcosa di più che “istruire una delibera”. Fare Politica (quella con la P maiuscola) dovrebbe significare farsi carico dei problemi della comunità e cercare una soluzione che tenga conto del bene comune. Soluzione che, gioco forza, scontenterà alcuni ma sarà il meglio per la maggior parte. Il fatto è che i politici “veri” hanno abdicato a questo compito. Tutti indistintamente: quelli della prima come quelli della seconda repubblica. Ecco perché oggi a noi “shampiste” tocca smettere di spettegolare e provare a far vedere che una politica “nuova” è possibile anche in questo nostro disastrato paese.

Mi trova d’accordo quando ricorda che gli ultimi 15 anni di governo sono stati sostanzialmente anni di immobilismo, in cui il nostro paese ha perso via via terreno rispetto agli altri paesi industrializzati. Anni in cui non si è più parlato di infrastrutture né di piani a lungo termine. Anni in cui l’unica cosa che teneva coese le forze in campo era il berlusconismo da una parte e l’antiberlusconismo dall’altra.

In netto disaccordo mi trova invece quando giustifica il “non voto” o il “voto di protesta” e non perché io sia una candidata ma perché sta (state) perdendo di vista un punto a mio avviso fondamentale.

Per la prima volta da quando è nata la Repubblica, i partiti politici hanno dovuto aprire le loro porte alla società civile. E’ vero: alcuni nomi sono di facciata, ma insieme a loro ci sono anche persone “pulite”, che non sono cresciute a pane e ciclostile e nemmeno hanno una faccia nota. Persone che i problemi del paese li vivono sulla loro pelle come tutti quanti gli altri e che semplicemente hanno deciso di smettere di lamentarsi attorno a un tavolo la domenica pomeriggio e provare a cambiare le cose.

Lo fanno, lo facciamo, esponendoci in prima persona in un momento in cui fare il politico è una vergogna piuttosto che un onore. Siamo candidature di bandiera? Nominati solo per defraudare i nostri concittadini del loro legittimo voto? Io non credo! Siamo facce nuove. Altre in giro non ne ho viste! Si fa presto a delegittimare, ma se non si propone qualcosa di nuovo allora non è critica, ma gioco al massacro.

Il voto che stiamo chiedendo in questi giorni non è per “lor signori”, ma per noi. Lor signori in parlamento ci andranno lo stesso con o senza il vostro voto. L’astensione in questo senso non serve. Dovessero anche ricevere tre voti se li spartirebbero e governerebbero: chi non vota non ha voce.

Ma per noi quel voto rappresenta la possibilità di continuare la battaglia che stiamo cominciando. E’ il nostro giro di ciclostile! E’ la possibilità di far sentire la nostra voce (e quindi anche la vostra) all’interno di quelle strutture dalle quali per anni ci hanno accuratamente tenuto fuori!

E io lo chiedo, quel voto, senza remore né timori reverenziali. Lo chiedo a tutti, di destra, di sinistra e di centro. Lo chiedo ai meet-up e al popolo del vaffanculo. Lo chiedo ai pensionati e ai giovani che oggi mi rispondono “io so già chi votare” senza nemmeno ascoltare cosa ho da dire. Magari non a me (anche se preferirei), ma datelo quel voto. Lasciate che lì in alto sappiano che la gente ancora supporta i “suoi” candidati, perché altrimenti rischiamo veramente che al prossimo giro di candidati non ce ne siano proprio.

Prima di parlare di “dilettanti” venga almeno sul mio blog (mariacelano.blogspot.com) a vedere come la penso e le battaglie che ho scelto di portare avanti. Venga al convegno che abbiamo organizzato il 4 aprile per parlare di internet e democrazia, convegno in cui porterò (a mie spese, altro che arricchirsi!) un paio di nomi di rilevanza internazionale nel settore per parlare di politica vera, quella che senza nascondersi dietro paroloni e formule di rito affronta i punti nodali dello sviluppo del paese.

Venga a discutere un po’… che’ magari ci scappa anche uno shampoo!