martedì 25 marzo 2008

Dalla condivisione delle ideologie alla condivisione delle idee

Oggi ho trovato sul giornale l'estratto del mio post del 17/03. Il giornalista non ha avuto bisogno di intervistarmi: allo stesso modo dei miei due lettori ha trovato le mie idee esposte qui, come se mi avesse fatto un'intervista.

Internet sta cambiando il modo di fare politica. Sia attivamente che passivamente: l'uso dei blog e delle altre forme di comunicazione 2.0 ci mette (elettori e candidati) in contatto diretto (almeno quelli di noi che scelgono di mettersi in gioco). Tecnologia al servizio della democrazia, si potrebbe dire.

C'è però un ma! Nel nostro paese internet e tutte le possibilità ad essa collegate sono disprezzate e messe continuamente in cattiva luce. Non c'è telegiornale che non parli di pedofilia "via internet", di truffe "via internet", di malattie "da internet", di pornografia "su internet"!
Mai che si parli di democrazia "via internet", di conoscenza "grazie ad internet", di informazione "tramite internet".

Io dico basta! Internet (intesa nel senso più ampio di infrastruttura di conoscenza) è una delle grandi assenti del dibattito politico elettorale, come se non fosse destinata a diventare il supporto della società del futuro. Per questo ho deciso di chiedere ad un "paio di persone" se gli andava di discuterne assieme e loro mi hanno risposto di si.

Il 4 Aprile dalle ore 14:00, presso l'Enea Hotel di Aprilia, parleremo con Stefano Quintarelli, il Prof. Francesco Sacco e l'On. Stefano Pedica di come la politica possa/debba/voglia guidare lo sviluppo dell'infrastruttura tecnologica del nostro paese nei prossimi anni. La partecipazione è gratuita, la prenotazione gradita (mail: idv_aprilia@libero.it).

Di seguito la descrizione del convegno:

Dalla condivisione delle ideologie alla condivisione delle idee

Wikidemocracy, blog, web 2.0: come sta cambiando la partecipazione democratica

Lo sviluppo di internet ha permesso un accesso alle informazioni come mai si era conosciuto nella storia dell'uomo, spostando il baricentro della conoscenza dalle elites intellettuali verso le masse.
L'accesso alla rete ha smesso quindi di essere una commodity per diventare strumento di "democrazia partecipativa", tanto più potente ed incisivo quanto maggiore è la sua diffusione.
In quest'ottica il digital divide e la scarsa penetrazione del broadband nel nostro paese possono ancora essere considerati una mera "questione economica" oppure sono un sintomo di "democrazia negata"?
Nel secondo caso, la politica può ancora permettersi di delegare ad altri le decisioni circa lo sviluppo delle infrastrutture di rete?

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